26° Rapporto annuale Responsible Care

10 novembre 2020
26° Rapporto annuale Responsible Care
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Responsible Care è il Programma volontario dell’industria chimica mondiale, con il quale le imprese si impegnano a realizzare valori e comportamenti di eccellenza, nelle aree della sicurezza, della salute e dell’ambiente, in modo da contribuire allo sviluppo sostenibile del pianeta.

Il Programma è attualmente adottato in Italia da 1641 imprese associate a Federchimica, che con 30,7 miliardi di euro rappresentano il 56% del fatturato aggregato dell’industria chimica.

Per sicurezza, salute e ambiente le imprese aderenti a Responsible Care spendono strutturalmente ogni anno il 2,5% del proprio fatturato e realizzano investimenti pari al 22% del totale investito.

La chimica è uno dei settori manifatturieri con il minor numero di infortuni rapportato alle ore lavorate, migliore del 35,3% rispetto alla media manifatturiera nel 2019.

L’industria chimica è tra i settori manifatturieri con le migliori prestazioni in termini di incidenza di patologie connesse allo svolgimento di mansioni professionali in proporzione all’attività lavorativa effettuata (mediamente inferiore di circa il 50% rispetto alla industria manifatturiera).

Materie prime di origine fossile ad uso feedstock. L’industria chimica ha costantemente ridotto i consumi di materia prima di origine fossile nel corso degli anni, passando dai 10,0 milioni di tep del 1990 ai 6,8 milioni di tep del 2019.

L’industria chimica ha ridotto i consumi energetici in valore assoluto del 51,5% rispetto al 1990. Rispetto al 2000, l’industria chimica ha migliorato la propria efficienza energetica del 48,6%. Si stima che l’incremento dell’efficienza energetica dell’industria chimica rispetto al 1990 sia circa del 60%.

L’industria chimica è fortemente impegnata nella gestione efficiente delle risorse idriche.

L’industria chimica ha ridotto le emissioni di gas serra del 54% rispetto al 1990 e, anche in questo caso, è già in linea con gli obiettivi dell’Unione europea al 2020 (-20% a livello comunitario) e al 2030 (-40%).

Il nuovo modello dell’economia circolare indirizza le imprese verso una corretta gestione del proprio ciclo dei rifiuti orientato principalmente alla prevenzione della loro produzione, quindi al riuso e al riciclo e solo in ultima ratio allo smaltimento in discarica.

 

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